Noi, amori stonati

Intrappolato nella stretta tra Sanremo e San Valentino, l’Amore di questi tempi fatica a respirare: quelle che dovrebbero essere ricorrenze preposte alla sua celebrazione e canto, anche letteralmente, mi sembrano più portate a farci piangere, e non di commozione bensì per motivazioni non del tutto edificanti.

L’inno alla Felicità spetta ad una coppia divorziata, che non solo non si stima più ma nemmeno riesce a guardarsi, riavvicinata a forza in nome del dio audience da una parte e denaro dall’altra, credibile quanto un ultras al parco giochi e stonata nella voce come nei modi. Premetto, non ho visto Sanremo, mi è bastato scorrere un po’ le pagine e i video di qualunque social e giornale on line oggi per trovare dovizia di dettagli sull’evento. E non ho assolutamente nulla contro chi il Festival l’ha visto, solo cerco di trascorrere in maniera diversa il mio tempo. Ieri sera poi a salvarmi dalla tentazione di una sbirciatina è stato avere il gruppo di poesia.

Appunto. Un’altra via per cercare di parlare d’amore, la mia via per lo meno. Ma poi, si può ancora parlare d’amore, senza essere retorici fin dalla prima sillaba, o cinici fino alla penultima? O appunto rendersi ridicoli ed imbarazzanti come i suddetti? Una specie di mission impossible, diciamolo pure. Anche se francamente di questi tempi molto più miracoloso mi sembra l’amore in se stesso: farlo, rischiarlo e giocarcisi la faccia, il sonno, l’equilibrio. Sperimentarsi in una relazione in bilico tra belle teorie e amara quotidianeità. Sono arrivata a pensare che uno dei problemi legati al tema, è che di amore non si parla mai veramente e letteralmente, nessun corso ci insegna l’amore. Nessuna persona per cui metteremmo la mano sul fuoco sa darci altrettanta sicurezza quando si ha a che fare con interrogativi amorosi e con la nostra eterna incapacità di viverlo bene e farlo funzionare secondo il nostro ideale.

Siamo splendidi a parlare delle nostre tecniche sull’amore, le credenze, i miti e atteggiamenti per salvaguardarlo o danneggiarlo. Ma l’amore vero e proprio? Un mistero. Allora, lasciatemi dire, che romanticismo quell’imbarazzo, che salvezza quel pudore che si ferma un attimo prima del gesto fuori luogo e della frase infelice. La finezza di parlare d’amore senza nemmeno ricorrere a questo vocabolo, che è una prerogativa di certa poesia, di certa arte. Il contrario del bacio Perugina che è invece un facile surrogato. E non perchè io personalmente non apprezzi la dolcezza, perchè sì la apprezzo smodatamente ma perchè oggi ho voglia di parlare d’amore e basta. E allora mi viene in automatico da buttare via tonnellate di cose che con questo poco c’entrano.

E tornare come sempre alla poesia, scrigno e baluardo di un autentico cuore che batte. Su quale soffermarmi oggi tra le innumerevoli liriche che cantano magistralmente questo mistero è per me decisamente più complesso: scegliere una poesia d’amore è come scegliere il cartone animato preferito di quando eravamo bambini, come estrarre a sorte un numero della tombola. Può venirne fuori qualunque cosa, qualunque verso può evocarti sensazioni insperate o dimenticate, che ti arrivano come uno schiaffo o una carezza. Così è l’amore, uno sconvolgimento quotidiano, un insieme di piccole stonature in una canzone che funziona. Inciampi reali, umani e fisici, fatti di lacrime e grida, di gioie inspiegabili, di noi innamorati, e aspiranti tali, nonostante tutto.

Dunque, sono finita su una poesia di un autore che ho conosciuto un paio di anni fa quando una persona mi mandò via telefono la foto di alcuni suoi versi in lingua originale. Un gesto romantico senza dubbio. Cosa ne sia rimasto oggi difficile per me dirlo, molto più chiaro mi resta il valore immortale di quei versi. Lui è Paul Eluard, esponente di spicco del surrealismo francese, che racconta qui dell’attitudine di un sentimento che nel suo esprimersi, arriva a definire il senso degli attimi trascorsi insieme. Creando la magia. Che è quella magia che solo l’amore possiede, la sensazione di stare pienamente a nostro agio in un’esistenza, che in altri momenti ci risulta insopportabile, poichè possediamo lo strumento più affilato per sentirla.

Nei versi lo sguardo della donna non solo protegge il poeta ma ne circoscrive i contorni del vivere. Restituendo dignità e valore al loro essere umani. Le parole sono splendidamente musicali e creano un inequivocabile sentore di leggerezza e dolcezza, pur intuendosi la difficoltà del sentimento. Una poesia senza dubbio romantica, costellata di elementi irripetibili per ciascun innamorato. Una canzone da ascoltare e riascoltare. Con le sue stonature.

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LA COURBE DE TES YEUX FAIT LE TOUR DE MON COEUR

La courbe de tes yeux fait le tour de mon coeur,
Un rond de danse et de douceur,
Auréole du temps, berceau nocturne et sûr,
Et si je ne sais plus tout ce que j’ai vécu
C’est que tes yeux ne m’ont pas toujours vu.

Feuilles de jour et mousse de rosée,
Roseaux du vent, sourires parfumés,
Ailes couvrant le monde de lumière,
Bateaux chargés du ciel et de la mer,
Chasseurs des bruits et sources des couleurs,

Parfums éclos d’une couvée d’aurores
Qui gît toujours sur la paille des astres,
Comme le jour dépend de l’innocence
Le monde entier dépend de tes yeux purs
Et tout mon sang coule dans leurs regards.

LA CURVA DEI TUOI OCCHI INTORNO AL CUORE

La curva dei tuoi occhi intorno al cuore
ruota un moto di danza e di dolcezza,
aureola di tempo, arca notturna e sicura
e se non so più quello che ho vissuto
è perchè non sempre i tuoi occhi mi hanno visto.

Foglie di luce e spuma di rugiada
canne del vento,risa profumate,
ali che coprono il mondo di luce,
navi cariche di cielo e di mare,
caccia di suoni e fonti di colori,

profumi schiusi da una cova di aurore
sempre posata sulla paglia degli astri,
come il giorno vive di innocenza,
così il mondo vive dei tuoi occhi puri
e tutto il mio sangue va in quegli sguardi.

(Paul Eluard – Capitale de la douleur)

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Paul Eluard – CAPITALE DE LA DOULEUR

 

La curva dei tuoi occhi intorno al cuore
ruota un moto di danza e
aureola di tempo,arca notturnae se non so più quello che ho vissuto
è perchè non sempre i tuoi occhi mi han

Foglie di luce e spuma di rugiada
canne del vento,risa profumate,
ali che coprono il mondo di luce,
navi cariche di cielo e di mare,
caccia di suoni e fonti di colori,

profumi schiusi da una cova di aurore
sempre posata sulla paglia degli astr
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2 Comments

  1. “…anche se francamente di questi tempi molto più miracoloso mi sembra l’amore in se stesso: farlo, rischiarlo e giocarcisi la faccia, il sonno, l’equilibrio….lasciatemi dire, che romanticismo quell’imbarazzo, che salvezza quel pudore che si ferma un attimo prima del gesto fuori luogo e della frase infelice…”

    ecco Valentina…alla fine si trema sempre. (Kafka, Lettere a Milena) quando scrivi così, io non ho niente da dire, da aggiungere e ne sono imbarazzato di speranza e tenerezza. Thanks.

    • Caro Cristiano, è vero, si trema continuamente di fronte all’amore, per gioia o inadeguatezza. Ben venga, è quello che ci salva e ci eleva. Forse… Grazie a te per la condivisione! Un abbraccio

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