Per fare un albero…

Recentemente ho visitato la struttura di alcuni amici permacultori –  Cascina Ebouffier – in un piccolo comune al confine tra Piemonte e Liguria. Chiedendo informazioni sull’origine del nome scopro il personaggio di Elzéard Bouffier, ovvero l’uomo che piantava gli alberi dell’ omonimo racconto di Jean Giono.

Reperisco il libro in un negozio alla sezione “ragazzi 10-14 anni”. Sorrido. Lo leggo di un fiato, è effettivamente molto corto e scorrevole, le pagine hanno lo stesso odore che avevano i libri alla scuola elementare o media, che è diverso dall’odore dei libri “per adulti”. Le numerose raffigurazioni sono di una tenerezza disarmante e la struttura (se così si può definire in un racconto tanto breve) nel complesso mi ricorda moltissimo “Il Piccolo Principe”. Sorrido di nuovo.

Probabilmente per via di una mia dimenticanza, non ricordo che nessuno a scuola e fuori mi abbia mai parlato di questo racconto, non sapevo nulla di questo personaggio tanto poetico, che invece scopro essere così celebre e ripreso in varie trasposizioni teatrali e cinematografiche.

Elzéard Bouffier è dunque un pastore che vive isolato dal mondo e che il narratore incontra all’inizio del secolo scorso. E’ taciturno ed essenziale, i gesti che compie sono più eloquenti di mille parole; rimasto solo dedica la sua vita a piantare alberi sulle desertiche pendici delle Alpi di Provenza, fino a ripopolare intere zone di un’enorme foresta e via via di nuovi abitanti.

L’allegoria è molto chiara: in un mondo arido e desolato, colpito ripetutamente dalle guerre del secolo scorso, che fanno da sfondo al racconto e che causano la morte di milioni di giovani vite, la parola, intesa come propaganda politica o militarista, e le azioni che ne conseguono, non aiuteranno il pianeta e il genere umano a proteggersi da se stesso. Ancora una volta la salvezza è nelle mani della natura, che compie il suo silenzioso miracolo di rinascita.

A fine lettura mi viene automaticamente da ripensare ai momenti preziosi che ho trascorso a “Cascina Ebouffier” dove in una delle stanze si trova un nido di rondini con tanti piccoli e con mamma e papà rondine che fanno ininterrottamente la spola per curarsi di loro. Dove gli ideatori del progetto, che è quello di realizzare e praticare la vera permacultura, nel rispetto totale dell’ambiente e delle sue risorse, sono animati da forza e coerenza uniche. Dove si sorride continuamente e non per fare un selfie (che tuttavia non si disdegna così come alcuni apparati tecnologici); dove ti riesce del tutto naturale stare in silenzio per ascoltare i mille rumori e suggestioni della realtà che intorno ti avvolge.

Ripenso a loro e all’uomo che piantava gli alberi e mi chiedo che cosa ci sia di più concreto e autentico oggi giorno di un libro e di un ideale, quando ben radicato a terra ed eretto verso l’alto, proprio come un albero.

P.S. ringrazio Flavio per avermi fatto scoprire questo luogo e anche per la foto…

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“Se si teneva a mente che era tutto scaturito dalle mani e dall’anima di quell’uomo, senza mezzi tecnici, si comprendeva come gli uomini potrebbero essere altrettanto efficaci di Dio in altri campi oltre alla distruzione…

Quando penso che un uomo solo, ridotto alle proprie semplici risorse fisiche e morali, è bastato a far uscire dal deserto quel paese di Canaan, trovo che, malgrado tutto, la condizione umana sia ammirevole”

 (Jean Giono – “L’uomo che piantava gli alberi”)

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Jean Giono – L’UOMO CHE PIANTAVA GLI ALBERI
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5 Comments

  1. Che bel post… ma chi chiedo. Le rondini che portava da mangiare ai pulcini erano due o c’era solo la mamma? Non ho guardato bene! Comunque hai portato in luce una cosa verissima. I libri per bambini hanno un odore diverso, diversissimo!

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